(Claudio Marrucci. Traducción al español de Yunia Fernández Roldán)
Renzo Paris, considerado como uno de los grandes novelistas italianos de los últimos años, nace en 1940 en Avezzano (L'Aquila) en el valle del Fucino, lugar que servirá como inspiración a varios de sus textos. A los 13 años se traslada a Roma con su familia. Comienza a escribir muy joven y en 1972 publica la novela Cani sciolti, la cual se convierte enseguida en un libro indispensable y en una ideología política. A esta obra le siguen Freccia Avvelenata, La casa in comune y Filo da torcere. En la década de los años 90 se observa en su producción una vuelta a los orígenes y una tendencia a lo étnico. De esta etapa son Ultimi dispacci della notte e I Ballatroni. Su obra maestra es La vita personale, la cual es un buen ejemplo de la autoficción italiana.
Paris no es solamente novelista sino también crítico, como se ve por su antología de la escuela romana de poesía L'io che brucia, que habla de poetas que van desde Pierpaolo Pasolini a Sandro Penna, desde Amelia Rosselli a Dacia Maraina o desde Dario Bellezza a Antonio Veneziani. Otro aspecto importante de su producción son las memorias, como Moravia. Una vita controvoglia, vida y obra de su amigo y maestro Alberto Moravia. También destaca su obra La banda Apollinaire, la cual trata sobre el gran poeta que escribió Alcoholes. Cattivi Soggetti, que va por la cuarta edición, consiste en una serie de retratos alegres de poetas, escritores y algunos políticos de la década de los años 80 y 90. También ha escrito en verso, por ejemplo Album di Famiglia. Próximamente saldrá Fumo bianco.
Ha sido traducido al francés, alemán e inglés. Por su parte, Paris ha traducido varios clásicos franceses, colabora con diversas revistas, entre ellas Pulp (revista bimestral de literatura internacional) y con el periódico Il Corriere della sera, el mayor diario italiano.
1. ¿Qué significa hacer literatura en el tercer milenio? ¿Sigue siendo poderosa la palabra?
-No creo que haya diferencia entre hacer literatura antes de Cristo y en la actualidad. Es verdad que los instrumentos han cambiado, pero mientras haya una emoción de la que hablar, la palabra seguirá siendo necesaria. Soy de la opinión de Leopardi, quien decía que la poesía no había realizado ningún progreso a lo largo de los siglos.
2. Borges escribió: "nadie conoce completamente aquello que escribe". ¿Está de acuerdo con esta afirmación?
-La comparto. El autor a menudo desconoce cómo se va a desarrollar su obra y, en general, lo que se le permite escribir. Es una música que otros dirigen, es la voz que opina desde dentro y le empuja a tomar una decisión.
3. ¿Cuánto cuenta la voz y la inspiración para un escritor?
-El escritor, como el poeta, pasa su vida transcribiendo la voz antigua que siente en su interior. Cuanto menos se distraiga, más clara será la voz y más cerca estará la obra de convertirse en una obra maestra.
4. ¿La escritura hoy en día necesita más emoción u observación?
-Las dos. La emoción debe enfriarse antes de volverse a encender. Solamente perdura en el recuerdo, en la memoria.
5. Se dice frecuentemente que "es un artista" queriendo decir que "está fuera de la realidad" pero, ¿esta realidad es o no es una invención?
-A la realidad uno llega y, a veces, ésta no es más que un espejismo. Se parte siempre de un punto muy lejano. ¿No será al final, cuando no haya más que decir, cuando se descubrirá el sentido verdadero de la realidad?
6. ¿Por qué los verdaderos escritores son tan poco considerados o apreciados por el pueblo? ¿Quizá porque dicen demasiadas verdades?
-Como el cine. Las películas que son más difíciles suelen estar relegadas a un circuito secundario. Al cine se iba y se va, aunque cada vez menos, a divertirse. Un escritor que te induce a pensar no tiene éxito y a una novela por tanto, en la actualidad, no se le exige mucho.
7. La escritura genera un entramado de sueños...
-Es el efecto de la identificación, del famoso bovarismo. Es broma. Si la vida es sueño, algo quedará en la escritura.
8. ¿Cuáles han sido sus maestros en la vida?
-Sobre todo mi padre, quien murió a los 68 años, la edad que tengo actualmente. Me enseñó, sin querer, lo esencial. Hablaba muy poco. Le dediqué un libro: Le luci di Roma, que editó Theoria.
9. ¿Y sus maestros en la escritura?
-Dostoievski, Stendhal, Proust, Moravia o Pasolini.
10. Moravia y Pasolini pero, ¿también la escuela romana?
-Moravia y Pasolini fueron mis "padrinos" en Nuovi Argomenti. A los 23 años Moravia me regaló una máquina de escribir como regalo de bodas. La escuela romana estaba todavía viva. Lo he contado en la antología L'io che brucia y después, más extensamente, en mi novela La vita personale. No es que haya desaparecido pero ya no están los maestros y los alumnos, como siempre, al no estar ellos, solamente crean alboroto.
Renzo Paris
Renzo Paris classe 1940, è considerato uno dei maggiori romanzieri degli ultimi anni. Nato ad Avezzano (L'Aquila) nella valle del Fucino, che sarà ispirazione e traccia per vari suoi testi, emigra a Roma con la famiglia a 13 anni. Esordisce piuttosto giovane con il romanzo Cani Sciolti (1972), definito da subito imprescindibile tanto da diventare persino una definizione politica. Seguono: Freccia Avvelenata, La casa in comune, Filo da torcere... Negli anni 90 la sua narrativa subisce una svolta "etnica", un ritorno alle origini, nascono così: Ultimi dispacci della notte, I Ballatroni...Il suo capolavoro indiscusso è La vita personale che "concretizza" la corrente dell'autofiction italiana.
Paris è anche un fine critico, basta citare la sua antologia sulla scuola romana di poesia: L'Io che brucia che comprende poeti che vanno da Pierpaolo Pasolini a Sandro Penna, da Amelia Rosselli a Dacia Maraina, da Dario Bellezza a Antonio Veneziani. Di grande importanza nel suo lavoro è la memorialistica, vedere Moravia. Una vita controvoglia, vita e opere dell'amico e maestro Alberto Moravia. Ma anche La banda Apollinaire sul grande poeta di Alcohol e Cattivi Soggetti, ne è uscita da poco la quarta edizione, ritratti scanzonati di poeti, scrittori e qualche politico degli anni '80 '90. In versi ha pubblicato: Album di Famiglia, ed è in uscita Fumo bianco.
È tradotto in francese, tedesco e inglese. Ha tradotto a sua volta vari classici francesi, collabora con varie riviste, tra cui Pulp, bimestrale di letteratura internazionale. E con quotidiani come Il Corriere della sera, il maggiore quotidiano italiano.
1. Cosa significa fare letteratura nel terzo millennio. La parola è ancora potente, fulminante?
-Non credo ci sia differenza tra il fare letteratura nei secoli prima di Cristo e farla oggi. Certo, cambiano gli strumenti ma finché c'è una emozione fulminante la parola appare. Penso come Leopardi che la poesia non abbia fatto nei secoli alcun progresso.
2. Scrisse Borges:" nessuno sa interamente quello che gli è stato concesso di scrivere". Condivide questa affermazione?
-Sottoscrivo. L'autore è spesso ignaro degli sviluppi della sua opera e in generale di quello che gli è concesso scrivere. E' una canna che altri suonano, è la voce che detta dentro a decidere.
3. Quanto conta la "voce" o "l'ispirazione" per uno scrittore?
-Lo scrittore come anche il poeta, trascorre la sua vita registrando la voce antica che sente dentro. Meno si distrae più la voce è chiara, più l'opera si avvicina al capolavoro.
4. La scrittura oggigiorno ha più bisogno di emozione o di osservazione?
Di entrambe. L'emozione deve raffreddarsi prima di riaccendersi. Solo nel ricordo è viva .
5. Si dice spesso :"è un artista" per dire che è "fuori dalla realtà", ma questa realtà c'è o è una invenzione?
-Alla realtà ci si arriva e a volte si presenta come un miraggio. Si parte sempre da un punto lontanissimo. Non sarà alla fine, detto tutto, il senso disseppellito?
6. Perché i veri scrittori sono così poco apprezzati dalla massa? Forse perché dicono troppe verità?
- Come a cinema. I film impegnativi sono sempre accantonati. Si andava e si va, sempre meno, a cinema per divertirsi. Uno scrittore che lascia pensare viene evitato. Il romanzo oggi vola rasoterra.
7. La scrittura genera grumi di sogni...
-E' l'effetto dell'immedesimazione, il famigerato bovarismo. Scherzo. Se la vita è sogno qualcosa rimarrà nella scrittura.
8. Quali sono stati i suoi maestri di vita?
-Mio padre innanzitutto, morto a 68 anni, alla mia età odierna. Mi ha insegnato, senza volere, l'essenziale. Mio padre parlava pochissimo. Gli dedicai un libro: Le luci di Roma, che stampò Theoria.
9. E i suoi maestri di scrittura?
-Dostoevskij , poi via via Stendhal, Proust fino a Moravia, a Pasolini.
10. Ecco Moravia e Pasolini, ma anche la scuola romana, no?
-Moravia e Pasolini, sono stati loro che mi hanno tenuto a battesimo su Nuovi Argomenti. A 23 anni Moravia mi regalò una macchina da scrivere per il mio primo matrimonio. La scuola romana era ancora viva allora. L'ho raccontata nell'antologia L'io che brucia e poi più distesamente nel mio romanzo La vita personale. Non che sia scomparsa, ma i maestri non ci sono più e gli alunni, al solito, in loro assenza, fanno cagnara.